Chirurgia plastica del Melanoma

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Il melanoma è una neoplasia maligna la cui sede più frequente è la cute.

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Il melanoma è una neoplasia maligna la cui sede più frequente è la cute.

Il melanoma cutaneo è un tumore maligno della pelle in forte aumento negli ultimi tempi; negli ultimi 10 anni il numero dei casi in Italia è raddoppiato, con circa 1000 nuovi casi annui, sia negli uomini che nelle donne. nessun tumore sta avendo un incremento elevato come il melanoma.

La prognosi, cioè la preventiva valutazione della gravità e del decorso della malattia, dipende, nel caso del melanoma, da diversi fattori istologici e biologici della lesione asportata, ma principalmente dal suo spessore in millimetri (indice di Breslow) al momento della diagnosi. Perciò, tanto più precoce è la scoperta di questo tumore quanto più è possibile poterne guarire.

I dati attualmente disponibili ci confermano che una adeguata prevenzione sotto forma di periodica mappatura dei nei, può diminuire sensibilmente la mortalità connessa a questa neoplasia.

LA MAPPATURA DEI NEI

La cute del paziente deve essere osservata con uno strumento chiamato videodermatoscopio (o microscopio ad epiluminescenza). I vecchi dermatoscopi ottici a lente, anche se da sempre validi se in buone mani, sono caduti  ormai praticamente in disuso). Gli apparecchi di ultima generazione (videodermatoscopi a luce polarizzata con illuminazione a diodi, collegati ad un computer dedicato) consentono l’esame delle lesioni pigmentate della cute con elevatissima risoluzione e permettono anche una accurata misurazione e la registrazione delle immagini acquisite da utilizzare per il cosiddetto follow up (controlli e monitoraggio nel tempo); La possibilità di memorizzare e archiviare le immagini acquisite consente allo specialista di fornire al paziente, se richieste, le immagini stesse, sotto forma cartacea o in file. L’utilizzo di questi apparecchi (purtroppo tutt’oggi ancora poco usati sia dai centri ospedalieri che dagli specialisti privati..) consente di evidenziare nei minimi particolari alcune caratteristiche delle lesioni non visibili ad occhio nudo o con gli strumenti ottici tradizionali: i cosiddetti caratteri dermatoscopici, analizzabili sotto forma di “pattern” che se ben interpretati sono in grado di orientare lo specialista ed aiutarlo nella diagnosi precoce del melanoma o di altri pericolosi tumori cutanei. La videodermatoscopia rappresenta dunque un importantissimo esame di secondo livello necessario per la caratterizzazione delle lesioni pigmentate cutanee, non più possibile con un esame solamente clinico (primo livello).

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Che cos’è il neo?

Il neo (o nevo) è un accumulo di melanociti che producono la melanina, il “colorante” della pelle. il neo può essere rilevato o no (piano). Sono presenti alla nascita o possono insorgere in seguito aumentando di numero e dimensioni; su questo influisce sia la genetica dell’individuo che i sopradescritti fattori ambientali. Il melanoma cutaneo ha origine proprio dai melanociti, che, se subiscono un danneggiamento da radiazioni possono sfuggire al controllo dell’organismo e, in soggetti predisposti, dare origine al temibile tumore cutaneo.

Quali sono i nei più a rischio?

Alcune regole molto semplici possono aiutare a riconoscere un melanoma da un nevo tranquillo:

Una semplice procedura che il paziente può adottare anche da solo per fare una prima valutazione dei propri nei è quella di applicare la regola dell’ABCDE, ricordando le prime cinque lettere dellalfabeto, e cioè porre attenzione alle seguenti caratteristiche del nevo, che se presenti (soprattutto se piu di due-tre) impongono alla persona di segnalare la cosa al proprio medico di famiglia, che deciderà quindi se richiedere la visita dello specialista.

A (asimmetria) –  la lesione non è regolare, non ha aspetto rotondeggiante ma asimmetrico, con le due sue ideali metà non sovrapponibili

B (bordo irregolare) – il contorno della lesione non è regolare ma frastagliato, come la costa di un’isola

C (colore non omogeneo) – il colore non è uniforme, ma ci sono zone piu scure, irregolari, con tonalità nerastre, bluastre, color piombo o anche rossastre, alternate a zone più chiare dette aree di regressione (aspetto variegato)

D (dimensioni/diametro) – solitamente un nevo, per considerarsi sospetto deve avere dimensioni dai 5-6 mm in poi

E (evoluzione/estensione) – è molto importante; il nevo che cambia aspetto, che cresce nel giro di pochi mesi in larghezza oppure in elevazione richiede una valutazione. non è detto che tutte le lesioni che crescono rapidamente siano dei melanomi, ma il melanoma si presenta solitamente come repentina variazione e modifica di nevo preesistente

Differences-between-benign-and-malignant-moles-or-blemishes

Partiamo dal presupposto che il primo approccio deve consistere in una prima visita che porterà lo specialista ad avere un quadro clinico completo.

L’intervento chirurgico per l’asportazione del melanoma è il trattamento standard per questo tipo di tumore. Il chirurgo deve inizialmente asportare non solo il neo sospetto, ma anche un margine di tessuto sano circostante allo scopo di ridurre la probabilità che vengano lasciate in sede eventuali cellule tumorali. Qualora l’esame istologico confermi la presenza del melanoma, il chirurgo esegue un secondo intervento detto ‘di sicurezza’, durante il quale asporta un’area di tessuto che sarà tanto più ampia quanto maggiore risulta lo spessore del tumore.

Oggi si tende a non asportare più i linfonodi regionali a meno che non si sia in presenza di una metastasi linfonodale e/o comunque dopo valutazione del cosiddetto linfonodo sentinella. Il linfonodo sentinella è il primo linfonodo che riceve la linfa direttamente dal tumore, ed è in assoluto il primo linfonodo che può essere interessato dalle cellule tumorali migrate dal melanoma. Se le cellule tumorali sono presenti nel linfonodo sentinella, è possibile che la malattia si estenda anche ad altri linfonodi dello stesso distretto; se nel linfonodo sentinella non sono presenti cellule tumorali, è probabile che non lo siano nemmeno negli altri linfonodi della stessa regione anatomica. Il linfonodo sentinella s’individua con la linfoscintigrafia, un esame che consiste nella somministrazione, mediante iniezione intradermica, di una sostanza tracciante debolmente radioattiva. Seguendo i vasi linfatici, il tracciante arriva al linfonodo sentinella, che viene visualizzato da un apparecchio e indicato sulla cute con un pennarello. Il chirurgo asporta quindi il linfonodo sentinella e lo invia al laboratorio per l’esame istologico al microscopio che non può essere estemporaneo, ossia eseguito al momento dell’intervento. Solamente nel caso in cui l’esame istologico confermi la presenza di cellule tumorali, il chirurgo procederà successivamente all’asportazione dell’intera catena dei linfonodi regionali. In caso contrario il paziente è invitato a sottoporsi a controlli periodici.

La chirurgia è un trattamento efficace in presenza di metastasi linfonodali e, in casi selezionati, viscerali.

Da segnalare una tecnica chirurgico-oncologica – l’elettrochemioterapia – utilizzata per il trattamento delle lesioni cutanee e sottocutanee che interessano una regione specifica del corpo (arti, tronco, etc.), che spesso diventano fastidiose perché possono accrescersi o sanguinare.

L’elettrochemioterapia è in grado di farle regredire e di frenare il sanguinamento. Si esegue per lo più in day hospital e consiste nella combinazione di una bassa dose di un farmaco chemioterapico (bleomicina) con degli impulsi elettrici applicati direttamente sulle cellule tumorali per mezzo di un elettrodo. Gli impulsi elettrici determinano la formazione di pori nella membrana delle cellule tumorali. Questo fenomeno, noto come elettroporazione, permette al chemioterapico, che altrimenti non riuscirebbe a penetrare all’interno delle cellule, di agire direttamente contro il tumore, aumentandone l’efficacia. Rispetto ad altre terapie antitumorali, l’elettrochemioterapia ha il vantaggio di non danneggiare il tessuto sano circostante.

In presenza di metastasi multiple localizzate a un arto, al paziente può essere consigliata la perfusione isolata di arto con chemioterapici, una procedura complessa, eseguita soltanto presso alcuni centri, che spesso porta alla cura definitiva delle metastasi cutanee, ma che può essere anche gravata da complicazioni importanti. È bene, quindi, che prima dell’intervento il paziente discuta i pro e i contro con il chirurgo oncologo.

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